Alessandro Volta nasce a Como il 18 febbraio del 1745, figlio del patrizio comense Filippo e di donna Maddalena dei Conti Inzaghi.
Trascorre i primi anni d’infanzia a Brunate, nella casa dell’artigiano costruttore di barometri Ludovico Monti.
Dopo gli studi elementari compiuti in famiglia, a 13 anni comincia a frequentare le scuole dei padri gesuiti di Como. Alla morte del padre sarà lo zio Alessandro ad occuparsi dell’educazione del ragazzo
Già a sette anni Volta comincia a rivelare una viva curiosità verso i fenomeni naturali.
Volta legge le opere dei maggiori scienziati dell’epoca e, ad appena 18 anni, espone le proprie idee via lettera al fisico Jean-Antoine Nollet (1700-1770) e a Cesare Beccaria (1738-1794), dimostrando di avere già una solida preparazione e un singolare spirito di osservazione.
Tra il 1762 e il 1765 compie i suoi primi studi sull’elettricità ed esegue i più semplici esperimenti di elettrostatica, per i quali non occorrono che alcuni oggetti di poco costo: fili, panni di seta o di lana, pezzi di resina e di zolfo.
A partire dal 1765, per molti anni Volta si serve del laboratorio di Giulio Cesare Gattoni (1741-1809), suo amico d’infanzia.
Cerca il confronto con la cultura europea del tempo e con i maggiori esponenti in campo scientifico attraverso contatti diretti e scambi con altre scuole e, a soli 24 anni, scrive la sua prima memoria ‘De vi attractiva ignis electrici, ac phaenomenis inde pendentibus’.
Nel 1774 entra nell’insegnamento come sopraintendente delle pubbliche scuole di Como; l’anno successivo è professore stabile di Fisica Sperimentale nel Ginnasio di Como.
Nel 1777 compie il primo dei viaggi a scopi scientifici in Svizzera, Alsazia e Savoia. Parte in compagnia del conte Giovanni Battista Giovio (1748-1814) e porta con sé strumenti fisici per il rilievo delle altitudini, delle pressioni barometriche e della salubrità dell’aria, calamite per la ricerca di minerali di ferro oltre a strumenti da lui inventati.
Nel 1778 viene chiamato all’Università di Pavia, dove gli viene affidata la nuova cattedra di Fisica sperimentale.
A seguito della scoperta della “aria nativa delle paludi”, inventa una serie di strumenti e di apparecchi tra cui la cosiddetta “pistola di Volta” e il moschetto, con il quale - si racconta - andava a caccia di uccelli nella campagna di Campora, presso Como.
Tra il 1781 e il 1782 viaggia in Europa attraverso Savoia, Svizzera, Germania, Belgio, Olanda, Francia e Inghilterra; nel 1784 si reca in Germania e Austria, sempre con lo scopo di reperire nuova strumentazione e di avvicinare gli scienziati di quegli Stati. Al suo ritorno è nominato rettore dell’Università di Pavia per l’anno accademico 1785/86.
Alessandro Volta nel 1794 sposa Maria Teresa Alonsa Peregrini. In seguito nasceranno i figli Zanino, Flaminio e Luigi.
Il 20 marzo 1800 Volta invia al naturalista botanico inglese Sir Joseph Banks (1743-1820) una lunga lettera, letta poi in una adunanza rimasta celebre della “Royal Society” in cui annuncia la notizia dell’invenzione dell’«organo elettrico artificiale» - solo in seguito chiamato pila - presentato come ricostruzione “dell’organo elettrico naturale” della torpedine.
Nel 1801 il dispositivo viene presentato in un incontro all’Institut de France di Parigi alla presenza di Napoleone e, su proposta di quest’ultimo, gli viene assegnata una medaglia d’oro.
Successivamente, Alessandro Volta è nominato Cavaliere della Legione d’Onore (1805), Cavaliere dell’Ordine Reale Italiano della Corona Ferrea (1806), Senatore del Regno d’Italia (1809) e quindi Conte del Regno d’Italia (1810). Alla caduta di Napoleone, rimane coinvolto a Milano in un tumulto politico e a stento riesce a sottrarsi alla violenza degli insorti filoaustriaci (1814).
La Restaurazione austriaca (1814-1815) non gli crea serie difficoltà: il Governo di Vienna lo richiama a Pavia in qualità di Direttore degli studi filosofici dell’Università.
Si ritira definitivamente dalla vita pubblica nel 1819.
Muore, dopo una breve malattia, il 5 marzo del 1827, all’età di 82 anni.
Alessandro Volta presenta la pila a Napoleone
Nel 1800 Alessandro Volta annuncia alla Royal Society la straordinaria scoperta della pila. L’anno dopo è a Parigi a presentarla a Napoleone Bonaparte.
In quel momento ha 55 anni ed è un uomo cresciuto nell’epoca dei Lumi, momento di spartiacque tra i “secoli bui” e la storia moderna. È professore all’Università di Pavia, si è interessato sia alle proprietà chimico-fisiche dei gas sia di meteorologia e costruisce da sé gli strumenti del suo laboratorio di fisica. Sorprendentemente, ha anche scritto un poemetto in esametri a 18 anni e ha contatti epistolari con i più noti fisici ed esperti di elettricità del tempo come l’abate Nollet e padre Beccaria. Negli anni costruirà poi un’ampia rete tra gli scienziati europei suoi contemporanei non solo per lettera, ma anche grazie a frequenti viaggi attraverso Svizzera, Germania, Belgio, Olanda, Francia, Inghilterra e Austria.
Volta è espressione del suo tempo, ma anche precursore del mondo attuale: simbolo della transizione rivoluzionaria dalla figura del filosofo naturale settecentesco a quella dello scienziato moderno, ha avuto la capacità di cogliere il legame essenziale tra lo sviluppo dell’attività scientifica e gli scambi di conoscenze tra scienziati, oltre a coltivare le relazioni con le istituzioni.
Inoltre, le intuizioni di Volta permisero di “afferrare” il concetto di “corrente” elettrica, che ai suoi tempi non era per niente scontato. La pila rendeva possibile la produzione e il controllo di un flusso continuo di elettricità e, come disse Albert Einstein, questa è la base fondamentale di tutte le invenzioni successive.
La figura di Volta fa capolino nel mondo contemporaneo in tanti modi.
Quella che Volta scopre nel 1776 - e che chiama "aria infiammabile nativa delle paludi" - è il metano, oggi una delle più diffuse fonti di energia. In anni più recenti, inoltre, lo sviluppo delle comunicazioni tramite dispositivi mobili ha reso le batterie sempre più indispensabili, sofisticate e fondamentali per la vita di tutti.